Salute

Fuoco di Sant’Antonio collegato all’infarto? Lo studio svela l’aumento del rischio

Si torna a parlare del fuoco di Sant’Antonio tramite uno studio che mette in luce il possibile collegamento con infarto e malattie cardiache. Ecco gli effetti della riaccensione del virus.

Ci sono tantissimi virus che vanno considerati anche se si pensava fossero superati. Tra questi troviamo l’herpes Zoster, comunemente conosciuto come fuoco di Sant’Antonio. Questa è un eruzione cutanea a dir poco dolorosa che colpisce sia adulti che anziani. Il suo sviluppo riguarda solo una parte del corpo.

Fonte foto: Canva

Molti spesso, la ricerca si focalizza su possibili contatti tra una malattia e altre. In questo caso, uno studio americano ha messo in luce una probabile relazione tra questo virus e l’aumento del rischio di infarto e malattie cardiache. Una conferma sugli strascichi del fuoco di Sant’Antonio che si possono verificare anche a distanza di anni.

La risposta dello studio americano può dare nuovi sviluppi in merito a questa malattia. Il collegamento trovato riguarderebbe delle alterazioni che andrebbero a nascere nei vasi sanguigni. Cosa che portano una grande infiammazione che sono sede principale delle malattie cardiovascolari.

Fuoco di Sant’Antonio, quanto aumenta il rischio di infarto e malattie cardiache?

La ricerca è stata impostata dagli studiosi del Brigham and Women’s Hospital. Si tratta di uno dei più noti e importanti istituti di ricercare degli Stati Uniti. Dalla ricerca è emerso che la riaccensione di questo virus può portare, sul lungo periodo, un rischio che va oltre il 30% di incappare in infarto o ictus. Tale studio è apparso sulla rivista specializzata Journal of American Heart Association.

Per arrivare alla risposta, gli esperti hanno indagato sulle informazioni contenute da tre grandi banche dati. Si sono analizzati dati per oltre 200.000 persone. Tra i partecipanti, nessuno aveva segnalato problemi cardiovascolari. Il controllo dei ricercatori è avvenuto ogni due anni per 16 anni ed era mirato a vedere se fosse emerso un ictus o un infarto.

I risultati non hanno lasciato alcun tipo di dubbio. Le persone che erano state colpite da un’infezione da fuoco di Sant’Antonio ha un rischio, sul lungo periodo, maggiore di essere colpito da una patologia cardiovascolare. Inoltre, tale rischio può durare a lungo nel tempo. Anche oltre 12 anni dopo la guarigione dalle ferite provocate dal virus.

I sintomi tipici dell’Herpes Zoster

Abbiamo detto in cosa consiste questo virus. Ora, grazie all’aiuto del portale humanitas.it, possiamo conoscere i sintomi dell’herpes Zoster. In prima battuta abbiamo delle lesioni vescicolari eritematose e pruriginose. Queste interessano metà corpo. Di solito, la forma è allungata ed è ricoperta da vescicole che sono molto simili a quelle che si sviluppano durante la varicella.

Il dolore che va incontro il paziente è molto forte. Avvertirà dolore lancinante e bruciore. A questi sintomi, si possono aggiungere anche febbre, mal di testa, brividi, dolori allo stomaco e spossatezza.

Come si diagnostica il fuoco di Sant’Antonio e quanto tempo di vuole per curarlo

La diagnosi dallo specialista avviene tramite un’indagine visiva delle lesioni comparse. Si può anche valutare tramite specifici test effettuati in laboratorio. Mentre, in genere, il tempo di guarigione va dalle 2 alle 4 settimane.

Ci può essere, anche se è una situazione rara, una complicanza invalidante: ci riferiamo alla nevralgia post-erpetica. In questa situazione, come riporta l’Humanitas, il dolore continua anche se non ci sono le lesioni.

La cura può avvenire tramite antivirali che bloccano la crescita del virus, antidolorifici e antinfiammatori che servono per attenuare il dolore. Come abbiamo detto tramite lo studio, ci può essere la riattivazione del virus che può portare ad altre difficoltà.

L’articolo contiene informazioni che hanno scopo divulgativo e informativo. Lo studio condotto è apparso su riviste specializzate. Queste informazioni non devono, dunque, sostituire la consulenza dal medico in caso di problemi. Diagnosi e/o piano terapeutico non devono essere intaccati.

Pubblicato da
Giovanni Cristiano

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