Che cos’è la dieta psicobiotica? Un aiuto per intestino e mente

La scoperta che il cibo influenzi anche la nostra mente è ormai datato. Ma molti studi si sono concentrati spesso sugli alimenti più che su una dieta. Per questo, un gruppo di ricercatori ha dato vita all’analisi su una dieta psicobiotica. Di cosa si tratta e ha davvero effetti su intestino e mente?

La scienza è sempre alla ricerca di nuovi scenari che permettono al corpo umano di avere una conduzione positiva. Nell’arco del tempo, sempre più conferme si sono avute in merito al fatto che il cibo influenzi la nostra mente e ci doni effettivo benessere. Dall’altra parte, gli studi si sono concentrati sui singoli alimenti più che sulle diete.

Dieta psicobiotica
Fonte foto: Canva

Avviare una dieta non è affatto facile perché deve tener conto di tantissime situazioni. Proprio per questo motivo, bisogna affidarsi ad uno specialista senza avventurarsi in situazioni che potrebbero dare effetti tutt’altro che positivi. In questa occasione, alcuni studiosi irlandesi si sono concentrati proprio sulla dieta psicobiotica. L’analisi è stata finalizzata per vedere se sostenere la salute dell’intestino portasse anche benefici alla mente.

Come detto, il tema delle dieta è alquanto scivoloso. Ad esempio, si è scoperto che la dieta low carb contiene dei rischi per una persona affetta da diabete. Insomma, dobbiamo andarci sempre molto cauti e seguire le istruzioni date da uno specialista. Andiamo, quindi, a vedere che cos’è questa dieta e quali sono stati i risultati.

Che cos’è la dieta psicobiotica?

Partiamo con il dire che la dieta psicobiotica è una terminologia nata dai coautori dello studio Timothy “Ted” Dinan, Ph.D., e John Cryan, Ph.D. Questo si base sulla strada che porta l’intestino al cervello. La priorità è data ai cibi sani che sono da sostegno all’intestino regalando ad esso un equilibrio microbico intestinale.

La dieta oggetto dello studio comprendeva dalle 6 alle 8 porzioni al giorno di frutta e verdura con alta quantità di fibre prebiotiche, pensiamo a cipolle, mele, porri; dalle 5 alle 8 porzioni al giorno di cereali integrali come avena e quinoa; dalle 2 alle 3 porzioni al giorno di alimenti come crauti, kombucha. In sintesi, alimenti fermentati; infine, dalle 3 alle 4 porzioni alla settimana di legumi come ceci, piselli, lenticchie, fagioli.

Lo studio su un programma alimentare per mente e intestino

Lo studio condotto dai ricercatori irlandese ha messo al centro dell’analisi 45 adulti sani con età dai 18 ai 59 anni. Questi avevano abitudini alimentari non propriamente perfette. A loro sono stati affidati i prodotti della dieta psicobiotica e gli è stato chiesto di seguirla in modo più fedele possibile.

Successivamente, gli studiosi hanno analizzato la composizione e funzione del microbiota fecale, lo stress, salute del singolo e dieta. Oltre a questi anche un prelievo di sangue, urine e feci. Tutti esami ricevuti sia prima che dopo il periodo di dieta che è andato avanti per quattro settimane. Tempistiche che collegavano ambo i gruppi.

I membri del gruppo che hanno seguito questa dieta hanno rilevato una riduzione maggiore dello stress che era percepito. La particolarità è che tra il gruppo di controllo e quello di studio, la risposta allo stress non era differente. Quello che cambiava, però, era la situazione di stress percepita. Nulla, invece, le modifiche della composizione microbica dell’intestino.

I benefici della dieta psicobiotica

Dallo studio, gli studiosi hanno visto come ci siano stati cambiamenti sostanziali all’interno di 40 specifici lipidi fecali. Cambiamenti dovuti ad una riduzione del grasso alimentare totale e all’aumento dei grassi monoinsaturi e dei metaboliti urinari del triptofano. Inoltre, si è anche osservata una più importante risposta infiammatoria.

Dunque, chi ha seguito la dieta ha visto il proprio livello di stress abbassarsi sensibilmente. Oltre a questi, le persone hanno visto anche un processo intestinale più sano.

L’articolo contiene informazioni con scopo divulgativo e informativo. Sono studi riportati su riviste di settore. Non devono sostituire in alcun modo la normale consulenza dal medico e neanche diagnosi o piani terapeutici.

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