Demenza senile, i cibi che alzano il rischio: cosa dice la scienza

La scienza ha rilevato alcuni alimenti che possono aumentare il rischio di demenza senile e Alzheimer. Alcuni prodotti alimentari sono molto comuni e spesso sono presenti sulla nostra tavola. Ecco cosa dice l’indagine.

Quando si parla di prodotti alimentari sappiamo tutti che alcuni prodotti sono sicuramente più importanti di altri. Per sentirci meglio non possiamo fare altro che mettere appunto certe abitudini: tra queste anche il mangiare sano. Una recente indagine, però, ha mostrato come la dieti vada ad impattare anche sul cervello. Con alcuni alimenti che aumenterebbero il rischio di demenza senile.

Demenza senile
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Il settore alimentare mette in campo tantissimi prodotti e per questo l’attenzione deve essere massima. Avere una buona condotta abbassa il rischio di alcune malattie. Anche se la demenza senile non è una malattia specifica ma riguarda l’abbassamento delle capacità di ricordare, pensare e altro ancora. Insomma ha un impatto serio sulla nostra quotidianità.

Sono diverse le forme di demenza senile. Solo in Italia, ci sono 1,2 milioni di persone colpite in tal senso. Con il 60% di queste persone che soffrono di Alzheimer. Questo declino può dipendere da tanti aspetti ma un gruppo di studiosi brasiliani ha messo in luce alcuni cibi che potrebbero aumentare il rischio.

Demenza senile e Alzheimer, aumento del rischio tramite il cibo?

Lo studio che andremo a vedere è stato pubblicato su Jama Neurology ed è stato presentato alla conferenza dell’Associazione Alzheimer che ha avuto luogo nel 2022. Questa indagine ha seguito 10.775 persone per 10 anni. Uomini e donne presentavano un’età media di 51 anni e hanno compilato un questionario sulle loro abitudini.

Dalle varie verifiche, gli studiosi hanno evidenziato che chi consumava un terzo o più di alimenti ultra-processati aveva più probabilità di mostrare segni di demenza. Si sottolinea che chi ha consumato il 20% delle calorie giornaliere in questi alimenti ha un declino più rapido del 28% per quanto riguarda la cognizione globale mentre ha un declino più rapido del 25% nelle operazioni esecutive rispetto a chi quel 20% non lo raggiunge. Tali dati sono stati forniti da Natalia Gonçalves, coautrice dello studio e ricercatrice all’Università di San Paolo in Brasile.

Quali sono i cibi ultra-processati?

Quando si parla di cibi ultra-processati si intende quei prodotti che vengono strutturati in maniera industriale e contengono pochi o nessun alimento intero. Di solito al loro interno troviamo aromi, coloranti, emulsionanti e altri elementi di questo tipo. In sintesi, fanno parte le bevande gassate, biscotti, merendine, patatine e altri snack di questo tipo, carni rosse che sono lavorate in un certo modo. Questi alimenti presentano tanti zuccheri, sale e grassi che portano ad un alto livello di infiammazione.

Anche se è abbastanza complesso, i ricercatori consigliano di fare del cibo da soli. Le persone, quindi, devono cucinare di più e prepararsi la pietanza in maniera autonoma senza fare affidamento a prodotti inscatolati. Un’altra coautrice dell’indagine, Claudia Suemoto ha sottolineato di come non ci voglia poi così tanto tempo nel cucinare. Questo, continua, ne vale decisamente la pena dato che una sana alimentazione porta benefici sia al cuore che al nostro cervello. Riducendo così il rischio di Alzheimer e demenza senile.

L’articolo contiene informazioni che provengono da ambiti scientifici e riviste specializzate. Ragion per cui hanno finalità informativa e divulgativa. Queste non devono in alcun modo prendere il posto della consulenza medica o specialistica. Stesso dicasi anche per diagnosi o piani terapeutici già in corso. La consulenza medica deve essere sempre la prima strada.

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