Come reagisce il corpo al freddo? Ecco le conseguenze

Ci avviciniamo sempre più a temperature basse date dall’inverno. Ma cosa succede al nostro corpo al freddo? Uno studio in merito ha svelato le conseguenze non solo sul corpo ma anche sul cervello.

Le basse temperature possono condizionare sia il nostro corpo che la nostra mente. Quando arrivano, nonostante i tanti tentativi di protezione, non è sempre facile sostenerli. Per questa ragione, molti si chiedono quale sia l’incidenza del freddo sul corpo e sul cervello. Si pensi che già con 10 gradi, i problemi iniziano a sorgere.

Freddo
Fonte foto: Canva

Molto spesso facciamo davvero fatica anche solo a muoverci quando sentiamo troppo freddo. Di certo, fino a 10 gradi la situazione si fa davvero molto complessa. Per questo motivo, gli esperti sono sempre alla ricerca di risposte.

La scienza è sempre al lavoro per dare alle persone delle risposte idonee in riferimento a queste situazioni. In questo particolare caso, andremo a scoprire lo studio condotto dall’Università del Galles meridionale. L’analisi ha coinvolto anche il giornalista della Bbc, James Gallagher. L’indagine andava a rispondere n riferimento alle persone che vivono senza riscaldamento.

Come influenza il freddo il nostro corpo e il nostro cervello? I primi segnali già a 10 gradi

Il giornalista della nota emittente inglese è stato chiuso all’interno di una microcamere. Gli studiosi, poi, hanno abbassato la temperatura fino a 10 gradi. Sono passati successivamente a vedere i parametri vitali. Il professore Damian Bailey ha svelato che molti pensano che 10 gradi non siano troppo severi ma è sbagliato. Già a questa temperatura, infatti, lo studioso ha parlato di sfida fisiologica.

La sfida sta proprio nel mantenere la nostra temperatura corporea ideale che si attesta a 37 gradi. Resistere con 27 gradi di differenza, dice lo studioso, è molto complesso e complicato.

Le conseguenze del freddo: l’allarme a 18 gradi e la scarsa capacità di ragionamento

La temperatura iniziale presente nella microcamera era di 21 gradi. Gli studiosi hanno visto che è bastato abbassare di 3 gradi, raggiungendo i 18, affinché il corpo cominciasse il suo processo difensivo. La prima reazione è stata la vasocostrizione. I vasi sanguigni tramite restringimento cercano di mantenere il sangue caldo. Cosa che spiega come mai mani, piedi e naso diventano freddi.

La priorità del corpo, quindi, è quella di mantenere gli organi al caldo. Il sangue, in quel momento, diventa più denso e la pressione sale. Inoltre, il respiro, così come il battito cardiaco, accelera. Con i 10 gradi, anche il cervello va in seria difficoltà.

Nello studio, i ricercatori hanno dato al giornalista un test cognitivo sostenuto prima a 21 gradi e poi a 10. In quest’ultimo caso, i risultati sono stati nettamente al di sotto in confronto alla prima volta. Il ragionamento, con 10 gradi, è più difficile dato che c’è meno ossigeno al cervello.

La testimonianza di James Gallagher della Bbc

Il giornalista ha poi raccontato alla sua emittente l’esperienza vissuta. Ha in prima battuta svelato di esser stato attaccato a tanti strumenti. Il giornalista ha confessato che il dottor Bailey gli ha detto che sarebbe sembrato uscito da Star Wars.

Il giornalista ha svelato che qualcosa stava cambiando proprio quando si è toccato i 18 gradi. Ha visto le sue dita diventare bianche per il freddo. Il primo brivido è stato avvertito a 11,5 gradi. Mentre i muscoli stavano tremando per dare calore al corpo. Gallagher ha affermato di esser rimasto stupito vedendo il suo cervello non ragionare al test cognitivo eseguito ad una bassa temperatura.

Il freddo, dunque, porta la pressione sanguigna a lavorare maggiormente. Un fattore da non sottovalutare e che, svela il professore Bailey, porta ad essere fattore di rischio per un ictus. Per questo, in inverno gli infarti sono più comuni.

Le informazioni di questo articolo hanno scopo divulgativo e informativo. Sono dati emersi durante uno studio condotto da specialisti. Non devono sostituire la normale consulenza da uno specialista. E non vanno prese come sostitutive di diagnosi o piani terapeutici.

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