Tra le tante domande che si pongono le persone che hanno infezione da HIV è quella se possono avere figli oppure la malattia potrebbe essere trasmessa al proprio bambino: ecco che cosa c’è da sapere.
L’infezione dall’Aids è stato uno dei problemi sanitari più importanti del novecento, tanto che è stata definita come “malattia del secolo”. Una patologia che ha causato più di 36 milioni di vittime dal 1981 ad oggi, secondo le statistiche mondiali gestite da UNAIDS. Ancora oggi ci sono domande a riguardo, dubbi che molti hanno e che non sono stati ancora sciolti nel corso degli anni.
A quarant’anni dalle diagnosi dei primi casi di persone con infezione da HIV, è una realtà che i progressi nella ricerca e nello sviluppo delle cure per l’AIDS, insieme ai progressi nella prevenzione e nella sensibilizzazione, hanno permesso di ridurre significativamente i tassi di mortalità, aumentare l’aderenza alla terapia antiretrovirale e sostanzialmente migliorare la qualità della vita dei pazienti. Proprio questi ultimi in molti casi godono adesso di un’aspettativa di vita simile a quella delle persone senza HIV.
Sebbene attualmente non esista una cura nota per l’infezione da questo virus, si tratta di una delle malattie il cui trattamento ha compiuto i maggiori progressi negli ultimi 25 anni. Tuttavia, ci sono ancora diversi punti da sapere. Tra questi c’è il quesito se le coppie in cui uno o entrambi i partner sono sieropositivi possono avere un figlio. Andiamo a vedere che cosa c’è da sapere e cosa fare per evitare il contagio e non trasmettere l’infezione alla prole.
Come si trasmette l’infezione HIV?
L’HIV è un retrovirus che colpisce il sistema immunitario delle persone infette. Poiché si lega e distrugge i linfociti CD4, un tipo di cellula del sistema immunitario responsabile della produzione di anticorpi. L’infezione non è in grado di riprodursi da solo una volta che ha infettato una persona. Per fare ciò, prende di mira i linfociti CD4 e utilizza il suo meccanismo interno per moltiplicarsi. Il numero di copie del virus nel sangue delle persone colpite è noto come carica virale.
Per quanto riguarda le vie di infezione da HIV, le più importanti sono le seguenti: sesso non protetto, scambio di siringhe tra tossicodipendenti, contatto con il sangue attraverso le ferite ed infine trasmissione verticale dalla madre al feto durante la gravidanza o il parto. Le persone riescono a controllare la loro carica virale grazie ai farmaci antiretrovirali e a condurre una vita del tutto normale, anche considerando la possibilità di avere figli.
Gravidanza naturale con infezione HIV
Oggi, grazie ai progressi della scienza, una coppia sierodiscordante può avere un figlio in maniera naturale e sicura. In pratica senza rischio di infezione da HIV. Seguendo uno specifico protocollo di cura e follow-up per una gravidanza naturale controllata. Anche se c’è comunque il rischio di trasmissione verticale è possibile avere un bambino negativo HIV. Negli ultimi anni, si legge sul portale Ohga, le trasmissioni verticali madre-figlio sono state dello 0,3%.
Per tentare una gravidanza naturale con l’HIV, devono essere soddisfatti i seguenti requisiti: la carica virale della persona interessata deve essere molto bassa o non rilevabile. Non avere altre malattie a trasmissione sessuale. Non avere problemi di fertilità che rendano difficile la gravidanza. Avere rapporti non protetti solo nei giorni fertili di una donna. È meglio controllare il ciclo mestruale della donna e utilizzare i test di ovulazione per aumentare la probabilità di gravidanza e ridurre il rischio di infezione.
Uomo positivo HIV
Quando il partner maschile è infetto da HIV, bisogna essere confermato che lo sperma deve essere non rilevabile prima di tentare una gravidanza. Dopo aver ottenuto un test di gravidanza positivo, sarà la donna che dovrà sottoporsi al test per l’HIV all’inizio della gravidanza. Successivamente, i controlli sierologici verranno ripetuti al terzo e sesto mese di gestazione.
In un primo momento, la gravidanza di una coppia sierodiscordante è sempre considerata ad alto rischio. Tuttavia, se tutti i controlli sono negativi e la donna non presenta complicazioni, gli ultimi mesi di gravidanza continuano normalmente. Da segnalare, infine, l’importanza di avere rapporti sessuali protetti durante tutta la gravidanza, poiché il contagio da parte della madre durante la gravidanza aumenta notevolmente il rischio di infezione del feto.
Donna positiva HIV
Il protocollo di follow-up della gravidanza cambia quando la donna è portatrice di HIV. Anche i controlli sierologici dovrebbero essere eseguiti ogni 3 mesi per confermare che la carica virale rimane non rilevabile. Inoltre, la donna continuerà con il suo trattamento antiretrovirale, purché i farmaci non contengano componenti teratogeni.
Il parto di una donna sieropositiva avverrà con taglio cesareo programmato per evitare le contrazioni del travaglio e la rottura del sacco amniotico. In questo modo si riduce al minimo la possibilità di trasmettere l’HIV al bambino. Dopo il parto, il bambino verrà testato per la carica virale dopo il parto e ai mesi 1, 3, 6, 12 e 18 di vita. È anche importante sapere che i nati da madri con HIV dovrebbero essere allattati artificialmente, poiché il latte materno può trasmettere l’HIV.
Gravidanza mediante riproduzione assistita con infezione HIV
Le coppie sierodiscordanti in cui un solo membro è sieropositivo possono diventare genitori grazie alle tecniche di riproduzione assistita. Sia l’inseminazione artificiale che la fecondazione in vitro sono tecniche adeguate per ottenere una gravidanza senza che l’uomo e la donna abbiano un contatto fisico attraverso il rapporto sessuale. In questo modo si scongiura il rischio di contagio dall’uno all’altro.
La scelta di una tecnica o dell’altra dipenderà anche dallo stato di fertilità di ognuno, dall’età della donna e dalla qualità seminale dell’uomo. Una volta raggiunta la gravidanza, la donna deve effettuare un controllo e seguire un trattamento speciale al fine di evitare la trasmissione dell’HIV al futuro bambino, nel caso in cui sia lei ad essere affetta.
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