Cervello più vecchio dopo la pandemia da covid: chi sono i più colpiti?

Il nostro cervello ha accusato un duro colpo durante la pandemia da covid, tanto che è più vecchio rispetto a prima del covid. A rivelarlo è stato uno studio recente che ha spiegato chi sono i più colpiti. 

È innegabile come il covid abbia cambiato in modo drastico la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Si è trattato di una trasformazione dello stile di vita e della percezione degli altri che ha interessato tutte le generazioni. Le conseguenze del virus sono state psicofisiche, visto che non solo il nostro corpo ne ha risentito, ma anche il cervello, come ha spiegato un recente studio realizzato da un team di ricerca.

cervello invecchiato pandemia covid
fonte foto: Canva

Gli ultimi due anni non sono stati semplici per la maggior parte delle persone, visto che si è ritrovata chiusa dentro casa per lunghi mesi. L’impatto che la pandemia da covid ha avuto sulle persone è stata trasversale, colpendo sia le fasce d’età più giovani che quelle più vecchie. Tuttavia, è innegabile come la situazione del lockdown e delle restrizioni sanitarie abbia portato maggior disagio tra i ragazzi.

I fattori di stress legati alla crisi sanitaria hanno fatto invecchiare il cervello in modo prematuro agli adolescenti. Sono proprio loro i più colpiti dalla situazione scatenata dal virus. A rivelarlo è stato un nuovo studio della Stanford University negli Stati Uniti che suggerisce che gli eventi successi a causa del virus hanno alterato fisicamente il cervello dei giovanissimi. Andiamo a conoscere nel dettaglio la ricerca e che cosa è stato scoperto.

Pandemia da covid, cervello degli adolescenti è invecchiato

Questo nuovo studio da parte del team di ricerca della Stanford University negli Stati Uniti è stato pubblicato dagli autori della rivista Biological Psychiatry: Global Open Science. È stato suggerito che i fattori di stress legati alla pandemia hanno alterato fisicamente il cervello degli adolescenti. Una situazione che ha fatto apparire le strutture cerebrali di diversi anni più vecchie rispetto ai loro coetanei prima dello scoppio del covid.

Nel 2020, rivela lo studio, le segnalazioni di ansia e depressione negli adulti sono aumentate di oltre il 25% rispetto agli anni precedenti. Le nuove scoperte indicano che gli effetti sulla salute mentale e neurologica della pandemia sugli adolescenti potrebbero essere stati anche peggiori. I cambiamenti da un punto di vista cerebrale che sono stati riscontrati negli adolescenti sono stati sperimentati solo nei bambini che hanno subito della avversità come violenza, abbandono, disfunzioni familiari o una combinazione di più fattori.

Confrontando le scansioni MRI di un gruppo di 128 bambini, metà effettuate prima e metà alla fine del primo anno di pandemia, i ricercatori hanno riscontrato una crescita nell’ippocampo e nell’amigdala. Si tratta di aree del cervello che rispettivamente controllano l’accesso ad alcuni ricordi e aiutano a regolare la paura, stress e altre emozioni.

Hanno anche riscontrato un assottigliamento dei tessuti nella corteccia, che è coinvolta nel funzionamento esecutivo. Questi cambiamenti avvengono durante il normale sviluppo adolescenziale. Tuttavia, la pandemia sembra aver accelerato il processo, portando un invecchiamento precoce del cervello. Un fenomeno che si ha proprio quanto i bambini subiscono degli eventi traumatici.

Invecchiamento precoce del cervello post-Covid: lo studio

Le immagini pre-pandemia dei cervelli degli adolescenti provengono da uno studio longitudinale che il team ha iniziato otto anni fa. L’obiettivo originale era quello di comprendere meglio le differenze di genere nei tassi di depressione tra gli adolescenti. I ricercatori hanno reclutato 220 bambini dai 9 ai 13 anni, con un piano per eseguire scansioni MRI del loro cervello ogni due anni.

Proprio mentre stavano raccogliendo la terza serie di scansioni, la pandemia ha interrotto tutte le ricerche di persona a Stanford, impedendo agli scienziati di raccogliere dati sulle scansioni cerebrali da marzo 2020 fino alla fine di quell’anno. Un evento nel quale gli scienziati hanno visto l’opportunità di indagare su una questione diversa: in che modo la pandemia avrebbe influito sulla struttura fisica del cervello dei bambini e sulla loro salute mentale.

Hanno abbinato coppie di bambini con la stessa età e sesso, creando sottogruppi con pubertà, stato socioeconomico ed esposizione simili allo stress infantile. Proprio da qui hanno riscontrato sintomi più gravi di ansia, depressione e problemi di interiorizzazione nel gruppo che aveva vissuto la pandemia da covid. Hanno spiegato che, nonostante non viviamo più nella fase acuta del virus, non vuol dire che si stia bene mentalmente.

Pandemia da covid, invecchiamento cervello è permanente?

All’interno della ricerca che è stata effettuata, gli autori hanno sottolineato di non sapere ancora se i cambiamenti fisici nel cervello persisteranno nel corso del tempo. Hanno in programma di eseguire un’altra serie di scansioni durante i prossimi due anni e continuare a raccogliere dati sui partecipanti che sono stati protagonisti dello studio. Hanno anche spiegato che probabilmente per alcuni è importante iniziare un percorso a breve, medio o lungo termine a seconda dello status.

Questi risultati potrebbero avere importanti implicazioni per altri studi longitudinali che hanno coperto la pandemia. Se i bambini che hanno sperimentato la pandemia mostrano uno sviluppo accelerato nel loro cervello, gli scienziati dovranno tenere conto di quel tasso di crescita anormale in qualsiasi ricerca futura che coinvolga questa generazione, come è stato riportato.

Le informazioni riportate all’interno dell’articolo hanno una finalità divulgativa e sono state riprese da fonti riconosciute a livello nazionale ed internazionale. Pertanto, non hanno intenzione di prendere il posto di pareri esperti. In caso di approfondimento è bene rivolgersi da uno specialista del settore.

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