La tiroidite di Hashimoto è classificata in ambito medico come una patologia autoimmune. E’ piuttosto comune che le persone ne soffrono in realtà e porta dopo a una condizione di ipotiroidismo.
La tiroidite di Hashimoto non può essere curata, ma occorre convivere con questa patologia e monitorarla con costanza perché necessita di cure mediche che devono essere modificate di tanto in tanto nei dosaggi.
Tiroidite di Hashimoto, cos’è?
E’ nota alla maggior parte delle persone come tiroidite di Hashimoto, però si chiama anche morbo di Hashimoto o tiroidite cronica autoimmune.
Essendo una malattia autoimmune, significa che si presenta perché il sistema immunitario risponde in modo anomalo e attacca i tessuti sani dell’organismo, in questo caso la tiroide.
La tiroide è una ghiandola endocrina dalle funzioni molto importanti per il corpo umano, perciò nel momento in cui c’è un malfunzionamento è necessario intervenire con i medicinali, al fine di compensare la mancanza.
Sappiamo bene che esistono diversi tipi di patologie a carico della tiroide. Nel caso del morbo di Hashimoto però, vi è una infiltrazione di linfociti di tipo cronico ed ecco che la ghiandola tiroidea è infiammata. Tale situazione comporta un problema piuttosto importante, cioè il fatto che gli ormoni tiroidei non vengono prodotti o comunque in quantità insufficienti. Ecco perché rientra nella categoria di ipotiroidismo.
Cause della tiroidite di Hashimoto
La tiroide di Hashimoto vede sovrapporsi una serie di cause. Principalmente è provocata da una serie di fattori genetici, ereditari e ambientali.
Ci sono però alcune cause secondarie o meglio, fattori di rischio che possono mettere in atto il meccanismo della patologia in un soggetto che però deve essere già geneticamente predisposto. Per esempio chi assume troppo iodio è a rischio perché peggiora la risposta autoimmunitaria dell’organismo nei confronti della tiroide.
Può favorire l’insorgenza della tiroidite di Hashimoto una o più carenze nutrizionali, in particolar modo quelle al selenio e la vitamina D.
Chi prende il virus dell’epatite C anche rischia di soffrire di questa patologia, oppure chi si espone molto alle radiazioni, oppure assume metalli pesanti.
Sintomi della tiroidite di Hashimoto
La tiroidite di Hashimoto può essere sintomatica o asintomatica. C’è una prima fase che non presenta particolari sintomi e la tiroide non ingrossa. A primo impatto infatti sembra che le funzioni della ghiandola tiroidea seguono intatte.
La seconda fase, quella “subclinica” viene può essere asintomatica oppure è possibile che la persona inizi a notare i sintomi lievi, i quali però sono aspecifici e perciò di solito non fanno pensare a un problema tiroideo.
Quando invece si entra nell’ultima fase, quella vera e propria di ipotiroidismo, ecco che si manifestano i sintomi tipici, causati dalle mancate funzioni della tiroide.
I sintomi più comuni della tiroidite di Hashimoto sono:
- Aumento del peso corporeo
- piuttosto veloce
- Alcune volte la persona inizia a soffrire di bradicardia, cioè il battito cardiaco si fa un po’ più lento e irregolare.
- Sensazione di stanchezza quasi perenne
- Ingrossa la ghiandola tiroidea e porta alla comparsa del così detto “gozzo”.
- Difficoltà a sopportare il freddo
- Pelle e capelli iniziano a essere molto più secchi e fragili
- Aumentano i livelli di colesterolo
Ci sono poi anche sintomi più rari. Per esempio la tiroidite di Hashimoto sembra essere collegata a episodi di forte ansia, di depressione, costipazione, disturbi nella concentrazione e nella memoria.
Rimedi e comportamenti in caso di tiroidite di Hashimoto
La tiroidite di Hashimoto deve essere trattata con i farmaci prescritti dal medico e i suoi consigli e suggerimenti sono quelli che devi tenere in considerazione.
Ci sono però una serie di buone abitudini che puoi adottare proprio con lo scopo di migliorare la tua qualità della vita.
Partendo dall’alimentazione, i nutrienti più importanti sono la vitamina D e il selenio. Per assumere la vitamina D si ai frutti di mare per esempio, ma anche i funghi e lo yogurt greco.
Il selenio invece si trova soprattutto nei vegetali, la frutta secca, i semi oleosi e i prodotti ittici. E’ il caso di evitare o ridurre, secondo il consiglio del medico, il glutine. Questo perché sembra collegato a uno stato di infiammazione cronica dell’intestino che poi poi alla comparsa di diversi problemi autoimmuni in coloro che già hanno una predisposizione genetica.